Omaggio a Luigi Nono nel trentennale della scomparsa: per la prima volta a Matera l’esecuzione della sua opera “La lontananza nostalgica utopico futura”

Omaggio a Luigi Nono nel trentennale della scomparsa: per la prima volta a Matera l’esecuzione della sua opera “La lontananza nostalgica utopico futura”

Dopo il weekend inaugurale del Festival Duni dedicato al repertorio barocco e rinascimentale, la rassegna materana accende le luci sulla propria peculiarità di mettere in dialogo – così come recita il titolo della XXI edizione – la musica antica e contemporanea: mercoledì 30 settembre alle ore 20, nella Corte dell’ex Ospedale San Rocco, il pubblico della città dei Sassi potrà ascoltare per la prima volta il brano “La lontananza nostalgica utopico futura”, opera di Luigi Nono (1924-1990), compositore veneziano fra i più influenti ed eseguiti del Novecento, di cui ricorre il trentesimo anniversario della scomparsa.

Un omaggio quindi del Festival Duni che sceglie di eseguire in prima cittadina una delle ultime opere di Nono, ispirate alla frase letta dallo stesso compositore sul muro di un chiostro di Toledo “caminantes / no hay caminos / hay que caminar” (Tu che cammini, non ci sono cammini: occorre camminare), in cui riconobbe il suo essere nei confronti della musica, dei suoi linguaggi e delle strade da percorrere.

“La lontananza nostalgica utopica futura. Madrigale per più “caminantes” con Gidon Kremer”, per violino solo e otto nastri magnetici, da 8 a 10 leggii, è un brano dal titolo molto esplicativo: eseguita per la prima volta nel 1988 alla Kleine Philarmonie di Berlino, è un’opera che lascia spazio all’interpretazione del violinista chiamato a descrive un percorso spostandosi lentamente fra i leggii disposti nella sala del concerto, eseguendo le parti previste; l’esecuzione del solista avviene mentre gli altoparlanti riproducono i nastri magnetici sui quali sono registrate le improvvisazioni del violinista Gidon Kremer.

Interprete del concerto, insieme ai live electronic del collettivo MaterElettrica e di Francesco Abbrescia, sarà Francesco D’Orazio, dedicatario del secondo brano in programma, “La Quinta Stagione” di Fabrizio Festa, opera commissionata dal Festival Duni nel 2019.

«La Quinta Stagione esiste – spiega Festa – ed è parte integrante del calendario cinese, così come viene descritto dalla Teoria dei Cinque Movimenti (Wu xing). La particolarità della Quinta stagione è che non occupa una parte specifica del calendario, bensì riappare quattro volte, andando a costituire le fasi di transizione, ciascuna della durata di diciotto giorni, tra le altre quattro. Francesco D’Orazio suona un violino elettrico a cinque corde, accordato per quinte. Ecco quindi prendere forma quattro brani per violino elettrico a cinque corde e live electronics, ciascuno dei quali sarà inserito come una transizione tra le Stagioni vivaldiane».