La pianista di fama internazionale Beatrice Rana a Matera per il Festival Duni

La pianista di fama internazionale Beatrice Rana a Matera per il Festival Duni

L’edizione numero ventuno del Fesival Duni, oltre che per le restrizioni “anti-Covid”, sarà certamente ricordata per la notorietà degli artisti ospiti: dopo Antonio Florio, Gabriele Cassone e Francesco D’Orazio – e in vista del concerto di Jordi Savall – sarà la pianista salentina Beatrice Rana la protagonista del prossimo appuntamento che si terrà all’Auditorium “Gervasio” di Matera, martedì 13 ottobre, alle 20.

Se a prima vista potrebbe sembrare inconsueta la presenza di Beatrice Rana all’interno del cartellone dell’edizione dal titolo “Il barocco visto da sud”, nelle origini della pianista si trovano le risposte: nata nel 1993 a Copertino, nel Salento occidentale, in una famiglia di musicisti, cresce circondata dalle bellezze di una delle regioni che più di altre trovano nello stile barocco la loro cifra più distintiva.

I brani che Rana eseguirà riportano anch’essi alle più profonde radici barocche: «Guardando allo specifico del programma – scrive Fiorella Sassanelli nelle note di sala – non serve essere specialisti per rendersi conto quanto, già a livello grafico, la scrittura pianistica della musica di Chopin richiami certe sontuose morbidezze delle architetture barocche, come arabeschi mediterranei il cui andamento “preludiante” risente del carattere improvvisativo di tanta musica dei due secoli precedenti a quella del compositore polacco».

Sarà infatti con i 4 scherzi di Chopin che si aprirà il recital per poi continuare con un brano che racconta le atmosfere del sud della Spagna: El Albaicín, pagina del compositore spagnolo Isaac Albéniz, che descrive musicalmente le ramificazioni dei vicoli dell’omonimo quartiere arabo del centro storico di Granada. Il brano fa parte della raccolta Iberia che contiene dodici composizioni ognuna ispirata ad un luogo andaluso. Il concerto si chiude con

La valse, poème choréographique pour piano di Maurice Ravel, composizione dalla travagliata tradizione esecutiva: nata come musica per un balletto di Diaghilev, poi eseguita con due pianoforti e in una versione orchestrale, solo nel 1984 viene ritrovata la partitura per pianoforte. Data la notorietà della versione orchestrale, spesso i pianisti hanno interpretato la partitura come canovaccio sul quale poter agire liberamente, così come era proprio della tradizione barocca.