” La forma informe in Bach e Scarlatti”
Amaya Fernández Pozuelo clavicembalo
In collaborazione con Universa Musica Nel pomeriggio
alle 17 conferenza all’Università della Basilicata di Matera
Il programma di concerto mette a confronto la musica di due grandi musicisti del Settecento: Johann Sebastian Bach e Domenico Scarlatti. Nati nello stesso anno, nel 1685, e morti a pochi anni di distanza uno dall’altro, hanno avuto una vita molto diversa fra di loro e hanno sviluppato uno stile musicale altrettanto differente. Bach non uscì mai dai confini della Germania; questo non gli impedì di conoscere la musica di compositori di altre nazioni. Ascoltando i musicisti che si esibivano nelle sontuose corti tedesche o, semplicemente copiando la musica che gli passava tra le mani, egli seppe assorbire, rielaborare e sintetizzare differenti stili, plasmandoli con la propria personalità. Scarlatti, dal canto suo, visse metà della sua vita in Italia e l’altra metà nella penisola iberica, in cui, a sua volta, seppe trarre spunti dal canto popolare iberico di origine arabo-andalusa. Questa vicinanza ha permeato la sua produzione musicale per tastiera. Lo stile tradizionale ispanico più puro convive così, con l’esuberante estro napoletano e la fantasia italiana, facendo emergere il colore e il calore mediterraneo.
L’ossimoro del titolo, “la forma informe”, vorrebbe definire due termini, in ironico contrasto fra loro, con lo scopo di mettere in evidenza le endemiche incongruenze che si verificano nelle diverse forme musicali. Il programma è quindi concepito come un esperimento che vuole indicare le vie attraverso cui Bach e Scarlatti sono riusciti a giocare con le convenzioni formali, trasformando le strutture tradizionali in qualcosa di diverso e di inatteso. Duetti, capricci e, soprattutto, preludi sono stati per Bach splendidi contenitori formali in cui utilizzare contenuti e stili fra loro differenti, quando non divergenti. Alcuni appaiono come veri preludi, altri appaiono degli esercizi per sviluppare la tecnica tastieristica, altri ancora sono delle arie, dei movimenti di danza o dei concerti nello stile veneziano.
Scarlatti con la forma sonata fa la stessa cosa, spingendosi ad imitare lo stile libero delle toccate e lo stile del concerto veneziano. Fa anche di più, nascondendo delle arie, delle danze oppure delle scene d’opera sotto il titolo generico di sonata. Non mancano poi dei sottotitoli come minué, gavota, giga, o pastoral, fino ad arrivare a vere e proprie fughe nello stile severo, riecheggianti Bach e lo stile tedesco.
Questa libertà formale non è solo una dimostrazione di maestria o di virtuosismo compositivo ma anche un modo di esprimere emozioni profonde e di creare un legame intimo con l’ascoltatore che, involontariamente, si ritrova catapultato in questo gioco di specchi attraverso forme magistralmente trattate da farle apparire senza forma. Un gioco onirico fatto di mestiere, sapienza e fantasia che avvolge, seduce… e può arrivare a confondere gli esegeti della compiutezza formale. Dir di più si può ma solo l’ascolto può dare una concretezza tangibile ed ineffabile
Costo 5 €