Il viaggio di Pulcinella nel cinema
Si dice sia uscito come un pulcino da un uovo. E si dice anche che l’attore napoletano Silvio Fiorillo abbia inventato nel Seicento la celebre maschera napoletana per prendere in giro un tal Mariotto Policinella, commerciante di legnami che scaricava davanti al suo teatro disturbando gli spettacoli. E si dice ancora che Pulcinella sia nato dai comici di strada provenienti da Acerra e uno di questi si chiamava Puccio d’Aniello. E tante altre se ne dicono! Ma qualsiasi cosa si dica è certo che, da quando è nato, Pulcinella ha attraversato ogni espressione d’arte, dal teatro alla pittura, dalla musica ai burattini dalla canzone al fumetto.
Con quel camicione bianco, quei larghi pantaloni, lo “zuccotto” alto in testa e il volto coperto da una mezza maschera scura, Pulcinella è soprattutto immagine, forse la più riconoscibile fra le maschere della Commedia dell’Arte. E come tale era naturale che approdasse in quella forma d’arte che più di altre ha usato le immagini per raccontare storie. Così il viaggio di Pulcinella è continuato nel cinema che ha restituito e amplificato i tratti essenziali di questa maschera, il suo rapporto con Napoli e la diversità degli interpreti che gli hanno prestato volto e voce. Fra innovazione e stereotipi! (inclusa la celebre pernacchia)
Non poteva quindi mancare in una maratona dedicata a Pulcinella il suo passaggio nel cinema.
Ma quanti Pulcinella ci sono sul grande schermo?
La maschera classica del film di J. Renoir del 1952 “La carrozza d’oro”, storia di una compagnia di girovaghi che sbarcano in Sudamerica nel Settecento. Quello più disperato, interpretato da Enzo Cannavale in un film di genere del 1982, “Giuramento” di A. Brescia, protagonista il re della sceneggiata Mario Merola. O il folletto birichino basso, scalzo e panciuto, che ricorda il Pulcinella disegnato dallo scenografo Emanuele Luzzati nel 1973 per un cortometraggio, nel film d’animazione del 2003, “Totò Sapore e la magica storia della Pizza” di M. Forestieri. E poi c’è il grande Totò che, nonostante abbia indossato una sola volta e in una sola scena il costume di Pulcinella, nel film di C. L. Bragaglia “Figaro qua Figaro là” del 1950, ha preso tutto dalla maschera napoletana.
E nel catalogo dei Pulcinella cinematografici, aggiungiamo tre film corali le cui immagini riassumono perfettamente le caratteristiche della maschera napoletana: furbizia, disperazione, sentimento di ribellione e malinconia.
“Carosello napoletano” del 1954, ambizioso musical partenopeo diretto da E. Giannini tra vorticose coreografie e folklore musicale curato da Raffaele Gervasio, prima di assumere la direzione del conservatorio di Matera, ripercorre la storia di Pulcinella sino alla morte di Antonio Petito, il suo interprete più famoso nell’Ottocento. “Ferdinando I° re di Napoli”, commedia farsesca del 1959 di G. Franciolini, non esente da errori storici, unisce i fratelli De Filippo insieme ad altri grandi attori della tradizione teatrale, come Rascel, Fabrizi, Taranto, De Sica e un giovane Mastroianni. Qui Pulcinella ha il volto baffuto di Eduardo De Filippo che mette al servizio della maschera la sua arte teatrale fatta di misura ed intelligenza, ne fa un filosofo acuto e malinconico che sbeffeggia il potere e diventa il megafono popolare della città. “Il viaggio di Capitan Fracassa” del 1990 con la regia di E. Scola, è una favola che rende omaggio alla grande stagione della Commedia dell’Arte e vede Massimo Troisi in una personalissima interpretazione di Pulcinella, personaggio classico con tanto di gobba sulla scena ma umano e commovente nella quotidianità.
Petito, Eduardo, Troisi. Il cinema rinnova la tradizione, Pulcinella non muore mai!
Costo 0 €